LA ZONA DI COMFORT

Il concetto di “Zona di comfort” nasce da un esperimento condotto nel 1908 dagli psicologi Yerkes e Dodson, i quali dimostrarono che uno stato di benessere genera un livello costante di rendimento.Tuttavia,hanno anche sottolineato che per aumentare le prestazioni diventa necessario sperimentare un certo grado di “Ansia ottimale” appena al di fuori della nostra zona di comfort.Vediamo di seguito come trasferire queste teorie sulla psicologia sportiva e,in questo caso, sulla corsa.

La nostra zona di comfort comprende quelle esercitazioni che conosciamo e che ci vengono proposte durante la settimana di allenamento.Esempio:

  • La velocità con la quale affrontiamo la corsa di recupero
  • Il limite di kg che utilizziamo per gli allenamenti di forza in palestra
  • La media(Velocità/km) che teniamo durante un lavoro di potenza aerobica

All’interno di questi “limiti”non proviamo ansia o paura poiché siamo in grado di gestire la situazione avendola sperimentata molte volte.Le abitudini che abbiamo creano la nostra zona di comfort e, all’interno di essa, limitano la nostra crescita personale.Deve essere chiaro che l’approccio a qualcosa di nuovo può creare nuovi adattamenti e aprire nuovi orizzonti, sempre.

QUALI SONO I SEGNALI CHE CI INTRAPPOLANO NELLA ZONA DI COMFORT?

  • Non miglioriamo più i nostri tempi
  • Abbiamo paura di farci male
  • Non accettiamo nuove metodologie di allenamento e ci chiudiamo nelle nostre convinzioni
  • Non abbiamo motivazione
  • Cerchiamo attrezzature(scarpe) tecniche migliori credendo che possano fare la differenza su una prestazione

Una volta che conosciamo i problemi relativi all’attaccamento delle nostre abitudini dobbiamo accettare che uscire da questo circolo vizioso può farci crescere e migliorare; riconoscere questo limite è già una chiave per uscirne.L’ansia può bloccarci o stimolarci,rimane comunque l’unica strada da percorrere per cambiare le cose.Einstein definì la follia il ripetere la stessa azione aspettandosi risultati diversi e questo credo sia ciò che sperimentiamo rimanendo nella nostra zona di comfort.

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